La storia degli scioperi, delle manifestazioni e delle proteste in Italia è piuttosto controversa e se è vero che non tutte le proteste sono finite male e sono filate lisce senza bisogno di essere attorniate da cordoni di sicurezza, è altrettanto vero che in tempi recenti si è resa sempre più spesso necessaria la presenza delle forze dell'ordine in tenuta anti-sommossa per evitare o al peggio contenere i danni. Danni che molto spesso si possono anche considerare tutto sommato come "collaterali", ma che nessuno bene o male finisce poi per risarcire, nemmeno quando le proteste suddette si trascinano delle code che poi finiscono in tribunale.
Questo triste filone ormai sta davvero passando il segno e vi sono casi in cui dalla ragione (presunta e comunque sempre da dimostrare) si passa al torto marcio e conclamato... e questi casi sono quelli in cui si viola apertamente la legge (e peggio ancora se ne va pure fieri).
In questi casi molti malfattori si approfittano di qualche aspetto concreto che rende difficile la persecuzione dei responsabili delle azioni violente e criminali, quali il sovraffollamento delle carceri o il fatto che sono in tanti e che comunque, pur essendo autori di reati, hanno diritti che concretamente vengono più tutelati che in altri Paesi, approfittandosene non poco.
Ma al di là degli aspetti di difficoltà pratica, che possono essere superati in maniera altrettanto pragmatica, certe situazioni si stanno facendo a dir poco esplosive e a continuare in questo modo, il rischio di un maggior incremento di disordini e di fatti sempre più inaccettabili e di conseguenze ancora più pericolose si fa sempre più concreto.
L'ultima notizia di un "danno collaterale" durante una protesta, in nome di un'ideologia che ormai si sta facendo sempre più indifendibile oltre che ridicola, è quella della distruzione di un muro millenario per riciclarne le pietre e costruire quindi delle barricate per ostacolare i movimenti della TAP, movimenti che peraltro sono stati anche già fermati in buona sostanza dalla sospensione dei lavori ad opera del TAR del Lazio, sospensione che peraltro non riguarda la procedura dei lavori, definitivamente approvati e di importanza strategica per l'intera nazione e per l'Europa tutta, bensì solo la fase preliminare dell'espianto degli ulivi, che per paradosso proprio gli stessi manifestanti stanno mettendo a rischio con il loro cieco ostruzionismo.
Tutto questo è inqualificabile a livello di civiltà, è inquantificabile a livello di responsabilità civile ed è inquadrabile come criminale a livello penale, perché i profili di responsabilità a livello giuridico sono piuttosto pesanti ed incontestabili e vanno dal danneggiamento pluriaggravato agli atti vandalici. Ulteriore aggravante di quest'ultimo danno è dato dal fatto che il bene distrutto non era un muretto qualsiasi, bensì era un manufatto millenario che tecnicamente si poteva definire come un'opera architettonica di interesse storico e quindi, molto verosimilmente, sotto il vincolo e la tutela della Sovrintendenza delle Belle Arti: ne deriva quindi che il danno non è nemmeno lontanamente configurabile come "di lieve entità" né sotto il profilo storico né sotto quello meramente economico... e quindi i responsabili possono anche sognarsi di vedere applicata la particolare tenuità dell'art. 131 bis c.p. Soprattutto ne consegue che potrebbe non bastare un'intera vita di lavoro, se mai lavoreranno, per ripagare il danno storico e culturale, prima ancora che economico ed erariale arrecato ancora una volta.
L'augurio e la speranza ora è che i componenti della protesta cosiddetta "no tap" capiscano non solo che l'intero loro movimento è a priori sbagliato per le ragioni addotte e per i modi in cui si è realizzata finora la protesta, ma che a questo punto contribuiscano attivamente ad isolare e a consegnare alle autorità competenti i responsabili di tale scempio.
Il rischio per loro stavolta è ancora più alto: qualora difatti non aiutassero le indagini che dovessero essere compiute al riguardo, ma anzi coprissero e aiutassero i responsabili, si potrebbe configurare a loro carico un'ipotesi di complicità nei reati non solamente morale, ma anche giuridica: si tratterebbe infatti di un'ipotesi di favoreggiamento personale, che sanziona e punisce le condotte di tutti coloro che aiutano dei criminali a sottrarsi alla cattura e alle loro responsabilità nei confronti della società e della giustizia... anche qualora gli stessi soggetti non siano penalmente imputabili.
Questo perché la parte giusta non è quella di chi crea danni e problemi sbandierando una causa ideologica tanto sbraitata quanto assurda ed ipocrita. La parte giusta è quella della società. La parte giusta è quella dell'Italia.
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