venerdì 20 ottobre 2017

Il caso Asia Argento, Weinstein... Adinolfi e altri.

L'ormai ben nota e sordida vicenda di Asia Argento ha destato non poco scalpore e su di essa il mondo social si è particolarmente distinto nel dividersi e a dare mostra di sé in una particolare dicotomia tra innocentisti e colpevolisti, tra chi ha dato addosso alla (controversa) figlia di Dario Argento e  chi l'ha difesa a spada tratta, passando per vari gradi di oscurità ed oscenità, anche purtroppo a livello ideologico.
Pare utile riflettere sulla questione sotto una diversa visione dell'argomento e probabilmente un esempio ed una metafora anche di legge potrà aiutare a capire qualcosa sul tema: per quanto concerne l'attrice nostrana, si parla di un caso "vecchio" e che secondo la legge americana potrebbe essere prescritto o meno: il procedimento penale d'oltreoceano potrebbe fare il suo corso o rimanere impunito dal punto di vista della giustizia dei tribunali, ma che si tratti di qualcosa di brutto e oscuro ci sono ormai pochi dubbi, considerato anche il fatto che non è una persona sola ad aver denunciato il potente produttore Harvey Weinstein, bensì parecchie. E, come lei, dopo diversi anni dagli abusi da lui commessi.

E il fatto che Asia Argento abbia avuto dal soggetto in questione regali costosi ed una relazione dalla durata chiacchierata e non ben definita, anzi nemmeno certa, non può apparire nemmeno così strano, inspiegabile o "da puttana" (come si è letto e sentito da più parti): questo lo si può affermare non solo su base presuntiva o "innocentista", non solo sulla base del fatto che oggi come allora casi del genere si guadagnano una vergognosa eppure certa gogna mediatica e sociale che paradossalmente colpisce la vittima invece del carnefice; ma anche perché pure in Italia vengono commessi reati del genere (e anche altri), che possono essere perpetrati secondo una condizione o un'aggravante molto ricorrenti e previste dal Codice Penale a più riprese: quelle dell'abuso di autorità o di condizioni psicologiche. E quello di una figura come quella del soggetto in parola ne è un esempio decisamente lampante: si può facilmente immaginare come e con quanta facilità possa approfittare della propria posizione un uomo che con una telefonata e una parola potrebbe far sorgere o cadere un contratto, dare occasioni o stroncarle, magari in tutto il settore e praticamente per sempre... e a fronte di ciò, è facile che chi non abbia un carattere molto forte non riesca ad opporsi e a venirne fuori e comunque al forte prezzo di dover rinunciare a sogni e possibile carriera; e se l'abuso di autorità continua e si tramuta addirittura in una spirale di ricatti e continue violenze, anche le apparenze sociali non ne possono che esserne influenzate.
Basti pensare altresì ai fin troppi casi di relazioni domestiche squilibrate o abusi domestici prolungati o anche ai molti casi di femminicidi giovanili o ancora i casi che ogni tanto emergono di ragazzine stuprate da un branco di poco più che coetanei ricattate con video hard: in molti casi la consapevolezza di essere vittime di violenza c'è, ma non si denuncia e anzi si fa finta che vada tutto bene di fronte agli altri e all'universo mondo.... finché non si arriva ad un punto di rottura e qualcosa di peggio non accade. Per chi resta da vedere, a seconda di come si evolvano simili vicende.
In tutti i casi di questo genere, così come in tanti altri che si potrebbero elencare per ore, sono tutte delle ingenue sgualdrine a sopportare mariti, fidanzati, compagni di classe, (ex) amici, colleghi o datori di lavoro per tanto tempo (da mesi ad anni o decenni)?

Purtroppo più di qualcuno pare pensarla in questo modo e non solo gente anonima o che approfitta vigliaccamente degli altri nei modi appena citati, ma anche soggetti più famosi che si pongono e propongono in qualche modo nel ruolo di fari e guide morali... ergendosi però come portatori (in)sani di moralismo di un livello tale da risultare parecchio offensivo ed inappropriato, al punto da essere bannato persino dai tanto contestati social network.
E a buon motivo, dal momento che ormai la storia sta travalicando ogni confine del buon senso e del buon gusto, in quanto Mario Adinolfi ha esplicitamente paragonato Asia Argento ad una prostitua d'alto borgo, con un intento ed un tono rimessi al libero apprezzamento di tutti. Tralasciando il fatto che Asia Argento sarebbe pienamente legittimata a querelare il suddetto bannato da Facebook e che per effetto della recente Riforma Orlando potrebbe farsi risarcire fior di quattrini per questo attacco ingiustificato alla sua figura e alla sua reputazione, urge a questo punto chiarire quello che è stato il grave errore di valutazione ed ideologico che è stato commesso, non solo da lui, ma da lui efficacemente rappresentato e qui ripreso per via di ciò che ha pubblicamente affermato e frainteso.
Nello specifico, ad Adinolfi e a tutti quelli che sono stati affini alla sua posizione è sfuggito un concetto piuttosto delicato e che è già stato esposto più sopra: la violenza assume molteplici forme e non è sempre un atto violento fisico ed immediato, ma può benissimo protrarsi nel tempo e questa possibilità è tanto più alta quanto più è potente e predominante la parte che violenta, ricatta ed abusa della sua influenza. Non si tratta semplicemente di una differenza terminologica, ma di un dato che viene ben stabilito anche dalla legge italiana all'art. 609 bis del Codice Penale.
In particolare è utile sottolineare e riprendere il primo comma della norma citata: 
"Chunque con violenza o minaccia o abuso di autorità costringe taluno a subire atti sessuali è punito con la reclusione da cinque a dieci anni"
Come si può ben leggere, la norma italiana contempla esplicitamente anche il caso di abuso di autorità tra le condizioni con cui si può commettere il reato, condizione che certa parte dell'opinione pubblica (e degli opinionisti da social sempre più arrogantemente diffusi senza avere né arte né parte) pare non aver nemmeno lontanamente preso in considerazione.
E l'altra espressione sottolineata è ben indicativa di quanto sia ampia la portata del reato, quanto sia vasta la tutela dedicata dalla norma al contrasto della violenza: la disposizione citata punisce tutti gli atti sessuali forzati. Qualche lettore superficiale potrebbe pensare ed obiettare che un atto sessuale non è per forza uno stupro... ma questo stesso lettore superficiale incorrerebbe nello stesso tremendo errore di sottovalutare quello che la legge espone e tutela: la libertà sessuale, secondo il citato art. 609 bis c.p. deve essere totale e consensuale da entrambe le parti, dall'inizio alla fine del rapporto. Non è un caso se altre pratiche vergognose ed in sé inspiegabili come lo stealthing possano essere punite dalla stessa norma, perché un atto sessuale iniziato in un modo deve essere poi compiuto in buona fede e senza inganni o travalicazioni da parte di nessuno dei coinvolti in questo stesso atto.
E in simili casi, pagamenti e regalie "riparatorie" possono essere viste come un piccolo e generoso compenso da parte di chi violenta... ma, tornando al punto precedente, si possono benissimo vedere e considerare come un'ulteriore dimostrazione del potere ed estrinsecazione dell'abuso da parte della persona che oltretutto "si degna" di aggiungere qualcosa di materiale dopo la violenza psicologica (prima ancora che fisica) inferta alla sua vittima. Come se ciò bastasse a riparare tutto il male commesso...
Ma come si fa a questo punto a vedere questa (peraltro eventuale) elargizione come un compenso? E come lo si può considerare quindi il prezzo di una prestazione prostitutiva invece dell'ulteriore umiliante sfoggio di potere e di influenza che è?

Anzi, come si fa a considerare questa come prostituzione? Per di più di alto borgo?
Su questo aspetto pare non esserci molta chiarezza in merito da parte dei propugnatori della giusta morale e occorre anzi delineare ancora una volta cosa si possa intendere come rapporto di natura prostitutiva a livello di legge: si tratta di un'obbligazione naturale, ossia di un accordo non scritto e non giudizialmente risarcibile, con cui una persona accetta volontariamente di effettuare atti sessuali dietro compenso precedentemente e liberamente stabilito tra le parti. E a questo punto non si può sottolineare abbastanza il fatto che si tratta di un rapporto liberamente e volontariamente stabilito tra entrambe le parti. In cambio di soldi o altri beni materiali e senza altri rapporti di sorta dopo aver consumato le prestazioni sessuali concordate.
Nulla c'entra qualsiasi considerazione di ordine morale o moralistica che si possa fare sul tema e su cui si potrebbe discutere per ore. E nulla c'entra nemmeno il triste e depreccabile fenomeno, questo veramente "da puttane", di fare favori sessuali al capo in cambio di scatti di carriera e posizioni a scapito di chi se li meriterebbe: a livello di ordinamento, la prostituzione è solamente un rapporto sessuale o una serie di rapporti liberamente concordati in cambio di un prezzo in denaro liberamente stabilito di comune accordo.
Per il resto, il tema della regolamentazione della prostituzione era già stato trattato in precedenza e ancora dovrà essere affrontato in altra sede: basti qui richiamare il video-approfondimento che era stato già pubblicato da tempo.


Non resta quindi che una triste domanda, a cui probabilmente non verrà data una risposta tanto presto: cosa si aspetta a mettere da parte l'ignoranza e l'arroganza di sapere tutto su vicende così complesse e oscure e mettersi invece a capire per bene le cose?
Andare oltre le facili posizioni preconcette che non dicono nulla e non fanno altro che offendere e denigrare chi vive qualcosa che non si dovrebbe vivere è un atto che richiede molto stomaco e molto coraggio. Ma le conseguenze dell'alternativa comodità sono così allettanti?

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