giovedì 22 giugno 2017

Cronaca di una legittima difesa

La notizia è recente e ha suscitato qualche attenzione non solo a livello locale: a Villongo, un paesino della Val Calepio, un uomo è stato travolto ed ucciso da un'auto. Tuttavia, a differenza di tanti altri casi che hanno un analogo incipit, non si tratta dell'ennesimo incidente stradale, bensì di episodio ben diverso.
Un individuo, un carpentiere albanese pericoloso e con precedenti penali, aveva preso di mira un'impiegata del Comune di Villongo e l'aveva perseguitata fino al punto da spingere la donna a sporgere denuncia proprio ai sensi dell'art. 612 bis, ovvero appunto del tristemente noto reato di stalking. Nonostante questo atto, l'uomo è andato avanti imperterrito a perseguitare la donna, con intenzioni ben chiare e tutt'altro che piacevoli. Anzi, l'uomo si fatto addirittura più audace e negli ultimi appostamenti pare si fosse portato dietro pure un coltello, con il quale aveva anche ferito la sua vittima in altre occasioni, dimostrando in questo modo la sua spiccata pericolosità. E l'ultimo appostamento del 19 giugno non ha fatto eccezione: il persecutore si è nascosto armato di coltello fino a vedere l'oggetto della sua ossessione, l'ha sorpresa e ferita nuovamente... ma per sua fortuna, l'impiegata comunale è riuscita a salire in macchina.
L'albanese però non si è dato per vinto e l'ha raggiunta e allora la donna si è data alla fuga accendendo il motore e partendo in retromarcia, con l'uomo che si è appeso allo specchietto della macchina e non ha mollato l'inseguimento, finendo pertanto investito e ferito. La donna, accortasi dell'accaduto, ha tuttavia avuto abbastanza presenza di spirito da fermarsi e chiamare lei stessa i soccorsi, che tuttavia non sono serviti a salvare il persecutore.

A questo punto possono partire le speculazioni in termini legali.
Una prima visione superficiale parrebbe configurare un caso di investimento e del reato da poco introdotto di "omicidio stradale" per via dell'investimento procurato, a cui non si può aggiungere anche l'omissione di soccorso perché la donna non è comunque scappata e si è anzi attivata per chiamare personale più competente dal punto di vista medico.
Tuttavia questa ipotesi è sconfessata dalla ricostruzione dei fatti ed è invece maggiormente configurabile un'ipotesi di legittima difesa: non si può infatti ignorare il fatto che la donna non ha volontariamente investito l'uomo e l'albanese non era un semplice passante sulle strisce pedonali investito da un'auto troppo veloce. La situazione era anzi ben diversa, in quanto l'uomo ha messo in atto un'aggressione violenta ai danni della donna e ha quindi causato una situazione di pericolo per lei, alla quale ha reagito fuggendo. L'uomo non ha desistito di fronte alla fuga della donna e l'ha inseguita, mantenendo intatta la minaccia e la situazione di pericolo, fino a mettersi in mezzo nel percorso della macchina.
Inoltre manca qualsiasi elemento che possa lasciar supporre che la vittima sia in qualche modo "passata al contrattacco" e abbia cercato volontariamente di investire l'uomo che l'aveva perseguitata ed aggredita. Lo dimostra al contrario il fatto che la donna, mostrando molta più pietà ed umanità del suo aggressore, sia rimasta in loco e abbia chiamato i soccorsi.
In tutto questo, gli atti compiuti si possono pertanto qualificare e scusare, da parte dell'ordinamento, con la legittima difesa, in quanto la donna è stata sotto pericolo costante e duraturo e la sua reazione è stata tutt'altro che aggressiva, ma è stata anzi limitata e contenuta, volta a salvarsi la vita e a sottrarsi al pericolo, senza ricorrere ad armi o a violenza, ma cercando solo il rifugio della propria macchina, a cui l'albanese si è aggrappato irrazionalmente fino all'ultimo per continuare la propria opera ingiusta.

Questo almeno era il quadro fino a poco tempo fa: ad oggi è stata infatti avanzata da parte dei fratelli del defunto persecutore una richiesta di accertamenti, adducendo circostanze che devono essere verificate. Su tale base è stato quindi aperto un fascicolo per omicidio colposo, un atto dovuto e allo stato un passaggio meramente formale per permettere gli accertamenti che, nell'ipotesi più probabile, dovrebbero confermare quanto già emerso e chiudere la vicenda con un'archiviazione per cui nulla è dovuto a nessuno.
Purtroppo, a causa della richiesta degli altri albanesi, per mettere la parola fine a questa vicenda occorre adesso aspettare la sentenza del G.I.P.
Che alla luce della nuova riforma del diritto penale, potrebbe arrivare molto presto...

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