Soprattutto in tempi di campagna elettorale si comincia a dire tutto ed il contrario di tutto, a partire dagli stessi media. E in mezzo alla bolgia delle polemiche capita di sentire tante promesse e di vedere tanti simboli in cui campeggiano i nomi di vari personaggi che dovrebbero auspicabilmente diventare Presidente... ma non è poi detto che così avvenga e non solo perché quel partito non abbia vinto le elezioni.
Prova ne è la tornata elettorale del 2013, formalmente vinta dal Partito Democratico allora guidato da Pierluigi Bersani e che avrebbe dovuto farlo salire al governo, ma poi la storia recente ha visto l'insediamento a Palazzo Chigi di Enrico Letta. E molti non si sono neanche chiesti il motivo di tale stravolgimento dei piani e dei programmi e sembrano dimenticarlo ancora adesso.
Occorre quindi fare un po' di chiarezza sulle elezioni e sul loro meccanismo fondamentale.
Il modo in cui si svolgono le elezioni è regolato dalla legge elettorale, che determina il modo ed i criteri con cui all'esito delle elezioni vengono assegnati e ripartiti i vari seggi del Parlamento ai membri dei partiti che si sono candidati alle elezioni. Si può discutere sul merito e sulla qualità delle leggi elettorali che si sono succedute e di quella attualmente in vigore, ma questo è un argomento che può infiammare i commenti politici più che quelli di diritto.
Quello che è invece importante rimarcare è che le elezioni non consegnano affatto un governo al Paese, ma solo un'assemblea parlamentare completamente formata. In altri termini, ogni volta che si indicono le elezioni, agli italiani è dato il potere di scegliere chi andrà a discutere, approvare o respingere le varie leggi e proposte di legge presentate dal Governo e/o dagli altri parlamentari. Secondo l'ordinamento giuridico, l'ordine dovrebbe essere inverso, ma la pratica degli ultimi decenni ha mostrato come il Parlamento ha progressivamente abdicato alla sua funzione di creare leggi oltre che a discuterle e si è sempre più limitato a discutere le leggi proposte dal Governo, che non avrebbe formalmente questo scopo se non per i casi urgenti.
Fatto sta che in Italia le elezioni, per dettato costituzionale, consegnano candidati alla Camera dei Deputati soggetti che abbiano almeno 25 anni di età e al Senato della Repubblica i candidati devono avere almeno 40 anni per potervi accedere. Questi sono limiti che la legge fondamentale dello Stato pone e che nessuna legge elettorale può cambiare.
Una volta che le assemblee parlamentari sono formate, solo in quel momento inizia davvero la ricerca e l'individuazione del candidato premier. La pratica consueta delle ultime tornate elettorali ha visto una progressiva anticipazione dei candidati Presidenti del Consiglio già in fase di slogan elettorali e ha in un certo qual senso personalizzato lo scontro politico e la competizione elettorale, portandola su un piano di simpatia o antipatia per i vari personaggi dello "spettacolo politico" piuttosto che sulle idee e sui programmi effettivi dei vari partiti, sull'utilità che intendono dare e sul possibile programma di governo e di leggi da approvare o modificare. Una pratica che negli USA funziona e ha una sua matrice e delle regole non scritte che governano questo modo di agire, ma che in Italia ha portato ai ben noti e tristi fenomeni del "voto contro", soprattutto a causa dell'arretratezza ideologica di certa parte degli intellettuali e degli schieramenti che dalla metà del secolo scorso fondano il loro pensiero e il loro modo di fare politica sull'individuazione e sulla successiva demonizzazione del nemico, della minaccia da abbattere ed arginare a tutti i costi e con tutti i mezzi... con risultati abbastanza sconfortanti e consegnati alla storia.
Ad ogni buon conto, è solo dopo la formazione delle Camere che può essere cercato chi governerà il Paese nel corso della legislatura eletta, perché solo in quel momento potrà essere individuata una maggioranza parlamentare che sia disposta a concedere la propria fiducia a quel dato soggetto in grado poi di formare una squadra di governo.
Ma prima ancora di riuscirci, vi è un altro passaggio fondamentale: è infatti il Presidente della Repubblica a conferire un mandato esplorativo a chi intenda creare un governo proprio per verificare se sia possibile trovare una maggioranza in entrambi i rami del Parlamento. Così ad esempio è avvenuto dopo le elezioni del 2013, in cui l'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito mandato esplorativo a Pierluigi Bersani, allora candidato premier del PD, perché trovasse una maggiornaza in grado di sostenere il suo possibile governo, senza tuttavia riuscirci... e successivamente, il Presidente della Repubblica ha conferito analogo incarico ad Enrico Letta, il quale è invece riuscito a trovare la fiducia di sufficienti membri del Parlamento per poter tornare con successo dal Presidente Napolitano e farsi così nominare Presidente del Consiglio.
Ed ebbene è così:in Italia il Governo non viene eletto dai cittadini. Non lo è mai stato e finché non viene modificata la Costituzione, mai lo sarà: il Presidente del Consiglio dei Ministri viene nominato dal Presidente della Repubblica a condizione che possa godere di una maggioranza nell'assemblea parlamentare in grado di sostenerlo e fintanto che ce l'abbia. Affermare che vi siano dei "governi illegittimi non votati dagli italiani" è un'affermazione che giuridicamente non ha senso ed è anzi una presa in giro a tutti gli effetti.
Nel momento in cui la fiducia del Parlamento dovesse venire meno, il Governo cadrebbe, ma questo non costituisce automaticamente un ritorno anticipato alle elezioni, perché questa sarebbe una misura estrema, la misura ultima nel caso di totale ingovernabilità: difatti solo il Presidente della Repubblica ha il potere di indire le nuove elezioni con lo scioglimento delle Camere, ma caduto un Governo se ne fa un altro, se vi è per l'appunto la possibilità che un altro individuo sia in grado di ottenere la fiducia del Parlamento e continuare così la legislatura in corso. I famosi Governi Monti, Renzi e Gentiloni, solo per citare i più recenti, sono nati in questo modo e sono stati del tutto legittimi dal punto di vista della loro formazione. Si può discutere sul loro operato e su quanto abbiano mantenuto o meno le promesse, ma queste sono argomentazioni puramente politiche, che nulla hanno a che vedere con la legittimità della loro nomina e della loro carica.
Un'ultima nota di particoaler interesse è costituita dal fatto che non necessariamente il Governo ed i Ministri debbano essere scelti nell'ambito del Parlamento: è infatti possibile che anche una figura esterna posa essere individuata dalle Camere o dal Presidente della Repubblica... anche se il ricorso a personalità esterne per la formazione di "governi tecnici" non è molto frequente.
Ma prima ancora di riuscirci, vi è un altro passaggio fondamentale: è infatti il Presidente della Repubblica a conferire un mandato esplorativo a chi intenda creare un governo proprio per verificare se sia possibile trovare una maggioranza in entrambi i rami del Parlamento. Così ad esempio è avvenuto dopo le elezioni del 2013, in cui l'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito mandato esplorativo a Pierluigi Bersani, allora candidato premier del PD, perché trovasse una maggiornaza in grado di sostenere il suo possibile governo, senza tuttavia riuscirci... e successivamente, il Presidente della Repubblica ha conferito analogo incarico ad Enrico Letta, il quale è invece riuscito a trovare la fiducia di sufficienti membri del Parlamento per poter tornare con successo dal Presidente Napolitano e farsi così nominare Presidente del Consiglio.
Ed ebbene è così:in Italia il Governo non viene eletto dai cittadini. Non lo è mai stato e finché non viene modificata la Costituzione, mai lo sarà: il Presidente del Consiglio dei Ministri viene nominato dal Presidente della Repubblica a condizione che possa godere di una maggioranza nell'assemblea parlamentare in grado di sostenerlo e fintanto che ce l'abbia. Affermare che vi siano dei "governi illegittimi non votati dagli italiani" è un'affermazione che giuridicamente non ha senso ed è anzi una presa in giro a tutti gli effetti.
Nel momento in cui la fiducia del Parlamento dovesse venire meno, il Governo cadrebbe, ma questo non costituisce automaticamente un ritorno anticipato alle elezioni, perché questa sarebbe una misura estrema, la misura ultima nel caso di totale ingovernabilità: difatti solo il Presidente della Repubblica ha il potere di indire le nuove elezioni con lo scioglimento delle Camere, ma caduto un Governo se ne fa un altro, se vi è per l'appunto la possibilità che un altro individuo sia in grado di ottenere la fiducia del Parlamento e continuare così la legislatura in corso. I famosi Governi Monti, Renzi e Gentiloni, solo per citare i più recenti, sono nati in questo modo e sono stati del tutto legittimi dal punto di vista della loro formazione. Si può discutere sul loro operato e su quanto abbiano mantenuto o meno le promesse, ma queste sono argomentazioni puramente politiche, che nulla hanno a che vedere con la legittimità della loro nomina e della loro carica.
Un'ultima nota di particoaler interesse è costituita dal fatto che non necessariamente il Governo ed i Ministri debbano essere scelti nell'ambito del Parlamento: è infatti possibile che anche una figura esterna posa essere individuata dalle Camere o dal Presidente della Repubblica... anche se il ricorso a personalità esterne per la formazione di "governi tecnici" non è molto frequente.